Lo rende noto il ministero dell'Istruzione
E slitta di un anno il provvedimento che riguarda gli istituti superiori: partirà nel 2010
ROMA - Il tanto contestato "maestro unico" alle elementari previsto dalla riforma Gelmini sarà attivato su richiesta delle famiglie. È confermato nel verbale conclusivo dell'incontro svoltosi a Palazzo Chigi tra i sindacati della scuola (Cgil, Cisl e Uil, Gilda e Snals) e il governo rappresentato dal sottosegretario Letta e dai ministri Gelmini, Brunetta e Sacconi. All'incontro hanno partecipato anche i segretari generali di Uil e Cisl , Angeletti e Bonanni. Il governo si è impegnato a recepire i regolamenti che verranno presentati al Consiglio dei ministri la prossima settimana e i pareri espressi dalle commissioni Cultura e Istruzione di Camera e Senato.
IL VERBALE - Nel verbale conclusivo il governo si impegna anche a recepire, nella stesura dei regolamenti attuativi del decreto, 40 ore come orario obbligatorio delle attività didattiche della scuola dell’infanzia, con l’assegnazione di due insegnanti per sezione e rendendo facoltativo sulla base delle richieste delle famiglie lo svolgimento delle lezioni il pomeriggio; ad assegnare due docenti per classe nelle classi funzionanti a tempo pieno; da 29 a 30 ore di orario obbligatorio nella scuola secondaria di primo grado, secondo i vari Pof delle scuole autonome, e nel caso delle classi con tempo prolungato un minimo di 36 e un massimo di 40 ore; il congelamento dell’incremento del numero massimo degli alunni per classe per il prossimo anno scolastico; la tutela del rapporto di un docente ogni due alunni disabili. Il governo si impegna anche a costruire un tavolo permanente per ricercare le possibili soluzioni per tutelare i precari e a prevedere, se le risorse di bilancio lo consentiranno, l’estensione al personale scolastico degli sgravi fiscali previsti in materia di salario accessorio.
giovedì 11 dicembre 2008
venerdì 5 dicembre 2008
La Gelmini su YouTube
«È più brava la Cortellesi ad imitare la ministra. Ma chi è questa?». Tra commenti vari, apprezzamenti (anche fisici), critiche, proposte, lodi o disapprovazioni su Internet non è passato inosservato il nuovo canale YouTube del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, con il quale in un video spiega di voler confrontarsi «con gli studenti sulla Scuola e sull’Università» accogliendo, da oggi sulla Rete, «idee, progetti, proposte, anche critiche». E proprio di queste, in poche ore dall’apertura del canale (che secondo il sito è stato aggiunto la scorsa notte), ne sono arrivate tante, un vero boom: quasi 300 gli iscritti poco dopo le 14, 15 mila le visualizzazioni della pagina, migliaia anche quelle del video, centinaia i commenti postati.
venerdì 28 novembre 2008
Che cosa lasciamo ai nostri figli?
"La società di oggi ha bisogno di una visione nuova" e "tutti abbiamo una tremenda responsabilità verso le generazioni future".
Questo è un problema che non possiamo trascurare. "Il problema dell’energia è nella testa di tutti, ma soprattutto nella testa dei giovani, perché sono loro che dovranno porsi la domanda «che cosa succederà quando non si potranno più sfruttare le sorgenti fossili o perché non saranno più sufficienti o perché il disastro che hanno procurato all’ambiente è diventato eccessivo?»"
Carlo Rubbia a Gemona - Agosto 2008
CONSIGLIO D'ISTITUTO (28/11/2008)
Tutti presenti alla prima seduta del nuovo Consiglio d'Istituto della Cantore.
Dopo le presentazioni abbiamo eletto: il Presidente del Consiglio d’Istituto (Sandro Venturini) il Vicepresidente (Roberto Andreussi) e i membri della Giunta (Presidente e Vicepresidente C.d.I. per i Genitori, prof. Umberto Sistarelli – docenti –, sig. Loris Calderini – personale ATA -, il Dirigente Scolastico è membro di diritto).
Abbiamo approvato alcune modifiche al Programma finanziario (variazioni di bilancio per intervenuti accreditamenti di contributi pubblici) a favore delle molteplici progettualità in essere nella ns. scuola.
Il Dirigente Madussi, ci ha illustrato le linee del nuovo P.O.F. che presto sarà pubblicato sul sito della scuola (vedi link elenco a fianco). Davvero molte attività interessanti limitate solo dalla scarsità delle risorse, non certo dalla volontà e dalla capacità dei docenti.
In qualità di Presidente ho ringraziato quanti si dedicano con impegno al buon funzionamento della ns. scuola ed ai genitori che si sono resi disponibili a far parte del Consiglio d’Istituto.
Ho richiamato l’importanza, in questo tempo di veloci cambiamenti accompagnati da pressanti segnali di crisi (morale e conseguentemente anche economica), di saper cogliere l’occasione per accompagnare le trasformazioni verso il miglioramento (pur nella sempre maggiore ristrettezza di mezzi).
Le linee su cui ritengo si debba lavorare sono:
1. LA TRASPARENZA TOATALE
2. LA VALUTAZIONE - INTERNA MA ANCHE ESTERNA
1 – La trasparenza totale è il primo significativi segno di apertura verso l’esterno. Lo strumento della rete (sito internet) permette di far conoscere tutti gli aspetti che riguardano la scuola: l’offerta formativa, le risorse umane e strumentali impegnate, le progettualità, gli investimenti (anche i tagli), gli standard dei servizi garantiti, gli obiettivi di gestione e i risultati ottenuti. Permette anche di illustrare le tante “buone pratiche” o “buone cose” che la scuola produce ma anche le tante cose che si potrebbero fare se ci fossero maggiori risorse. La trasperenza mette anche il luce chi vuole nascondersi o giocare poco chiaro ...
2 – Le scuola è li luogo dei voti per eccellenza (adesso con i numeri come ai miei tempi); la scuola deve però avere il coraggio anche di “farsi votare”. Per migliorare bisogna sapere quali soni i punti di debolezza, ma anche quelli di forza.Per questo vanno privilegiati strumenti di valutazione interna (servono anche a premiare chi fa di più e meglio rispetto ai “fannulloni” mitizzati dal min. Brunetta – nella Ns. scuola io ne ho visti davvero pochi -) ma vanno sostenuti anche strumenti che favoriscano la valutazione da parte dei cittadini – utenti della scuola (in veste di genitori). La c.d. qualità percepita, come ci spiegano gli esperti, è importante quasi quanto quella misurata con rigorosi criteri di valutazione interna. Da “come mi vedono gli altri” posso trarre utili spunti per migliorare l’offerta; sovente basta davvero poco, a volte basta solo informare meglio.
Abbiamo approvato alcune modifiche al Programma finanziario (variazioni di bilancio per intervenuti accreditamenti di contributi pubblici) a favore delle molteplici progettualità in essere nella ns. scuola.
Il Dirigente Madussi, ci ha illustrato le linee del nuovo P.O.F. che presto sarà pubblicato sul sito della scuola (vedi link elenco a fianco). Davvero molte attività interessanti limitate solo dalla scarsità delle risorse, non certo dalla volontà e dalla capacità dei docenti.
In qualità di Presidente ho ringraziato quanti si dedicano con impegno al buon funzionamento della ns. scuola ed ai genitori che si sono resi disponibili a far parte del Consiglio d’Istituto.
Ho richiamato l’importanza, in questo tempo di veloci cambiamenti accompagnati da pressanti segnali di crisi (morale e conseguentemente anche economica), di saper cogliere l’occasione per accompagnare le trasformazioni verso il miglioramento (pur nella sempre maggiore ristrettezza di mezzi).
Le linee su cui ritengo si debba lavorare sono:
1. LA TRASPARENZA TOATALE
2. LA VALUTAZIONE - INTERNA MA ANCHE ESTERNA
1 – La trasparenza totale è il primo significativi segno di apertura verso l’esterno. Lo strumento della rete (sito internet) permette di far conoscere tutti gli aspetti che riguardano la scuola: l’offerta formativa, le risorse umane e strumentali impegnate, le progettualità, gli investimenti (anche i tagli), gli standard dei servizi garantiti, gli obiettivi di gestione e i risultati ottenuti. Permette anche di illustrare le tante “buone pratiche” o “buone cose” che la scuola produce ma anche le tante cose che si potrebbero fare se ci fossero maggiori risorse. La trasperenza mette anche il luce chi vuole nascondersi o giocare poco chiaro ...
2 – Le scuola è li luogo dei voti per eccellenza (adesso con i numeri come ai miei tempi); la scuola deve però avere il coraggio anche di “farsi votare”. Per migliorare bisogna sapere quali soni i punti di debolezza, ma anche quelli di forza.Per questo vanno privilegiati strumenti di valutazione interna (servono anche a premiare chi fa di più e meglio rispetto ai “fannulloni” mitizzati dal min. Brunetta – nella Ns. scuola io ne ho visti davvero pochi -) ma vanno sostenuti anche strumenti che favoriscano la valutazione da parte dei cittadini – utenti della scuola (in veste di genitori). La c.d. qualità percepita, come ci spiegano gli esperti, è importante quasi quanto quella misurata con rigorosi criteri di valutazione interna. Da “come mi vedono gli altri” posso trarre utili spunti per migliorare l’offerta; sovente basta davvero poco, a volte basta solo informare meglio.
Se volete approfondire questi ultimi ragionamenti vi invito a”fare un giro” nel sito del senatore Pierto Ichino http://www.pietroichino.it/
Dalle 19.00 abbiamo concluso l'incontro alle 21,30.
Grazie e buon lavoro a tutti.
SCUOLA SICURA
Cittadinanzattiva da sei anni conduce un monitoraggio del livello di sicurezza, qualità e comfort di un campione sempre diverso di edifici scolastici italiani. Da sei anni a questa parte troppo pochi sono stati i miglioramenti registrati.
In occasione della VI Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole promossa dall'associazione, nell'ambito della campagna Impararesicuri, che si è svolta il 25 novembre, Cittadinanzattiva ha fatto una appello al Governo perché ripristini i fondi per la sicurezza delle scuole e realizzi un piano quinquennale per la messa in sicurezza degli edifici scolastici. Ha chiesto inoltre il completamento rapido dell’anagrafe dell'edilizia scolastica, dei percorsi di formazione ed informazione al personale docente e non, alcuni interventi immediati per evitare il sovraffollamento delle aule e per garantire l'adeguata assistenza degli studenti disabili nel rispetto di quanto previsto dalla legge.
Nell'ambito della seconda fase della campagna Impararesicuri è stato presentato anche il Rapporto annuale di Cittadinanzattiva sulla situazione delle scuole da cui emerge una condizione diffusa di insicurezza: crolli di intonaco, certificazioni mancanti o non disponibili, scarsa manutenzione. Mancano controlli adeguati sul rispetto delle norme edilizie, sui lavori effettuati e sul rispetto dei tempi.
Il certificato di agibilità statica è presente solo nel 34% delle scuole, quello di agibilità igienico-sanitaria è disponibile nel 39% dei casi, quello di prevenzione incendi nel 37%. Anche la segnaletica è spesso carente: una scuola su quattro non ha la piantina con i percorsi di evacuazione e le uscite di emergenza non sono segnalate nel 17% dei casi. Negli istituti che hanno laboratori scientifici, solo il 63% ha cartelli informativi sulle precauzioni da seguire e l'84% possiede armadi chiusi per riporre sostanze e attrezzature pericolose. Assai scarsa è la formazione del personale: nel dettaglio, una scuola su quattro non attua corsi sulla sicurezza del lavoro, il 17% non fa le prove di evacuazione, ben il 42% non fa corsi di primo soccorso né di prevenzione incendi e addirittura l'83% non ha svolto alcun corso sulla sicurezza elettrica.
Inoltre gran parte degli edifici scolastici italiani sono stati costruiti prima degli anni ’70 quindi, oltre ad essere vecchi risentono dell’uso di materiali e criteri edili inadeguati che provocano la preoccupante diffusione dello sfondellamento dei solai e del crollo di parti di esso; 14.700 edifici scolastici (quasi uno su tre) insistono in zone a rischio sismico; la manutenzione ordinaria da parte di Comuni e Province degli istituti scolastici risulta essere sempre più inadeguata e approssimativa sia per la scarsità dei fondi a disposizione, sia per la grave sottopercezione che si ha circa l’importanza di investire sulle strutture scolastiche.
Qui sotto puoi scaricare il rapporto di Impararesicuri 2008
http://www.cittadinanzattiva.it/files/scuola/imparare_sicuri/rapporto_imparare_sicuri_2008.pdf
In occasione della VI Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole promossa dall'associazione, nell'ambito della campagna Impararesicuri, che si è svolta il 25 novembre, Cittadinanzattiva ha fatto una appello al Governo perché ripristini i fondi per la sicurezza delle scuole e realizzi un piano quinquennale per la messa in sicurezza degli edifici scolastici. Ha chiesto inoltre il completamento rapido dell’anagrafe dell'edilizia scolastica, dei percorsi di formazione ed informazione al personale docente e non, alcuni interventi immediati per evitare il sovraffollamento delle aule e per garantire l'adeguata assistenza degli studenti disabili nel rispetto di quanto previsto dalla legge.
Nell'ambito della seconda fase della campagna Impararesicuri è stato presentato anche il Rapporto annuale di Cittadinanzattiva sulla situazione delle scuole da cui emerge una condizione diffusa di insicurezza: crolli di intonaco, certificazioni mancanti o non disponibili, scarsa manutenzione. Mancano controlli adeguati sul rispetto delle norme edilizie, sui lavori effettuati e sul rispetto dei tempi.
Il certificato di agibilità statica è presente solo nel 34% delle scuole, quello di agibilità igienico-sanitaria è disponibile nel 39% dei casi, quello di prevenzione incendi nel 37%. Anche la segnaletica è spesso carente: una scuola su quattro non ha la piantina con i percorsi di evacuazione e le uscite di emergenza non sono segnalate nel 17% dei casi. Negli istituti che hanno laboratori scientifici, solo il 63% ha cartelli informativi sulle precauzioni da seguire e l'84% possiede armadi chiusi per riporre sostanze e attrezzature pericolose. Assai scarsa è la formazione del personale: nel dettaglio, una scuola su quattro non attua corsi sulla sicurezza del lavoro, il 17% non fa le prove di evacuazione, ben il 42% non fa corsi di primo soccorso né di prevenzione incendi e addirittura l'83% non ha svolto alcun corso sulla sicurezza elettrica.
Inoltre gran parte degli edifici scolastici italiani sono stati costruiti prima degli anni ’70 quindi, oltre ad essere vecchi risentono dell’uso di materiali e criteri edili inadeguati che provocano la preoccupante diffusione dello sfondellamento dei solai e del crollo di parti di esso; 14.700 edifici scolastici (quasi uno su tre) insistono in zone a rischio sismico; la manutenzione ordinaria da parte di Comuni e Province degli istituti scolastici risulta essere sempre più inadeguata e approssimativa sia per la scarsità dei fondi a disposizione, sia per la grave sottopercezione che si ha circa l’importanza di investire sulle strutture scolastiche.
Qui sotto puoi scaricare il rapporto di Impararesicuri 2008
http://www.cittadinanzattiva.it/files/scuola/imparare_sicuri/rapporto_imparare_sicuri_2008.pdf
SCUSA VITO
A Rivoli, in provincia di Torino, è morto Vito Scafidi (nella foto) di soli 17 anni.
Un ragazzo, come uno dei nostri figli.
Non è morto in un incidente del sabato sera e non è morto nemmeno per una ragazzata. E' morto mentre era a scuola. E' morto perchè la scuola è crollata inspiegabilmente sui poveri ragazzi a lezione. Un altro ragazzo ha riportato una lesione al midollo spinale e rischia concretamente la paralisi totale. Una ragazza ha riportato una frattura ad una vertebra e un altra ragazza un trauma cranico.Viene da chiedersi: è possibile morire a 17 anni mentre si è a scuola dove si dovrebbe costruire il proprio futuro? Esiste un luogo dove poter stare senza il pensiero che possa crollare da un momento all'altro senza un motivo? E' possibile che un edificio pubblico frequentato da bambini e ragazzi crolli senza alcuna azione esterna?
Il premier Silvio Berlusconi interpellato sulla questione ha detto che si è trattato solo di una tragica fatalità visto che "nessuno aveva denunciato condizioni di pericolosità". Ma ci deve sempre essere bisogno di qualcuno che denuncia? Non c'è mai nessuno che invece deve controllare e lo fa bene? Il presidente del Consiglio ha detto che ci sono 2500 scuole su cui bisognerebbe approfondire i controlli. Che lo facciano subito!
LIBERAMENTE TRATTO DA
http://liberautopia.ilcannocchiale.it/post/2099852.html
Scusa Vito se non siamo stati in grado di garantiti una scuola sicura in cui studiare e crescere serenamente.
Se i nostri governanti non hanno avuto il buon cuore di scusarsi, perdonali e accetta le mie scuse anche a nome loro!
Sandro
Un ragazzo, come uno dei nostri figli.
Non è morto in un incidente del sabato sera e non è morto nemmeno per una ragazzata. E' morto mentre era a scuola. E' morto perchè la scuola è crollata inspiegabilmente sui poveri ragazzi a lezione. Un altro ragazzo ha riportato una lesione al midollo spinale e rischia concretamente la paralisi totale. Una ragazza ha riportato una frattura ad una vertebra e un altra ragazza un trauma cranico.Viene da chiedersi: è possibile morire a 17 anni mentre si è a scuola dove si dovrebbe costruire il proprio futuro? Esiste un luogo dove poter stare senza il pensiero che possa crollare da un momento all'altro senza un motivo? E' possibile che un edificio pubblico frequentato da bambini e ragazzi crolli senza alcuna azione esterna?
Il premier Silvio Berlusconi interpellato sulla questione ha detto che si è trattato solo di una tragica fatalità visto che "nessuno aveva denunciato condizioni di pericolosità". Ma ci deve sempre essere bisogno di qualcuno che denuncia? Non c'è mai nessuno che invece deve controllare e lo fa bene? Il presidente del Consiglio ha detto che ci sono 2500 scuole su cui bisognerebbe approfondire i controlli. Che lo facciano subito!
LIBERAMENTE TRATTO DA
http://liberautopia.ilcannocchiale.it/post/2099852.html
Scusa Vito se non siamo stati in grado di garantiti una scuola sicura in cui studiare e crescere serenamente.
Se i nostri governanti non hanno avuto il buon cuore di scusarsi, perdonali e accetta le mie scuse anche a nome loro!
Sandro
venerdì 14 novembre 2008
IL CONSIGLIO D'ISTITUTO
Il Consiglio d'Istituto della Scuola Statale Secondaria di Primo grado di Gemona del Friuli per il triennio 2008- 2011 è così costituito:
COMPONENTE GENITORI
COMPONENTE NON DOCENTI
MEMBRO DI DIRITTO
COMPONENTE GENITORI
- VENTURINI Sandro
- ANDREUSSI Roberto
- PESENTE Fiorenza
- CIGNINI Giorgio
- FORGIARINI Paola
- GUBIANI Rino
- SCARANO Giuditta
- LUCIA Cristina
- CIAMPELLI Doriano
- GRASSI Tiziana
- BIASONO Silvia
- TURCHETTO Francesca
- PERINI Luisa
- SANTI Donatela
- CARGNELUTTI Dania
- SISTARELLI Umberto
COMPONENTE NON DOCENTI
- COSTA Maria Evelina
- CALDERINI Loris
MEMBRO DI DIRITTO
- MADUSSI Enrico -Dirigente scolastico
Buon lavoro al nuovo Consiglio.
giovedì 30 ottobre 2008
Carissimi amici nonché genitori
Mai come in questo tempo credo importante un impegno personale per affermare, attraverso la partecipazione democratica, l’importanza e la centralità della scuola per la crescita dei nostri ragazzi non solo come buoni studenti ma soprattutto come futuri cittadini. Non parlo di difesa dello status quo della scuola, facendo finta che tutto vada bene; i problemi ci sono e sono molti ma, vanno affrontati in modo responsabile, con la partecipazione di quanti hanno interesse, senza mai perdere di vista che il centro è e resta l’educazione dei nostri figli, dei figli di tutti i cittadini o i dimoranti in Italia, con pari opportunità. Un tempo nel quale è necessario riaffermare i concetti basilari della nostra convivenza democratica, incardinati nella carta costituzionale, è un tempo greve, un tempo che richiede l’impegno di quanti hanno a cuore il bene comune e sono disposti a spendere le proprie energie per cercare di realizzarlo. Ma questo può essere anche il tempo della rinascita: solo quando le cose che davi per scontate sono messe in seria discussione capisci quanto sono importanti ...
martedì 28 ottobre 2008
IL MULTITASKING
Il multitasking. Sapete che cos'è? Il nome gliel'hanno dato gli americani: nella sua accezione più ampia definisce il fenomeno per cui vostro figlio, giocando al Game Boy, mangia la frittata, telefona alla nonna, segue un cartone alla televisione, e fischietta il motivetto Vodafone. Tra qualche anno si trasformerà in questo: fa i compiti mentre chatta al computer, sente l'iPod, manda sms, cerca in Google l'indirizzo di una pizzeria e palleggia con una palletta di gomma. Le università americane sono piene di studiosi che stanno cercando di capire se sono dei geni o dei fessi che si stanno bruciando il cervello. Non sono ancora arrivati a una risposta precisa.
Alessandro Baricco, I Barbari, Feltrineli 2006
Legge 133/08
Tagli alla scuola pubblica
Capo II Contenimento della spesa per il pubblico impiego
Art. 64.Disposizioni in materia di organizzazione scolastica
Fermo restando il disposto di cui all'articolo 2, commi 411 e 412, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, dall'attuazione dei commi 1, 2, 3, e 4 del presente articolo, devono derivare per il bilancio dello Stato economie lorde di spesa, non inferiori a 456 milioni di euro per l'anno 2009, a 1.650 milioni di euro per l'anno 2010, a 2.538 milioni di euro per l'anno 2011 e a 3.188 milioni di euro a decorrere dall'anno 2012
e spese per l'Expo
Art. 14.Expo Milano 2015
lunedì 27 ottobre 2008
Addio alla scuola dell´ultima valle
Mentre i provvedimenti del governo minacciano la chiusura delle elementari di montagna, siamo andati a vedere come vivono i bambini della classe dell´Aulo Magrini, nella friulana Val Pesarina Un istituto che chiude è come una campana che rintocca e ti dice che è tempo di far fagotto per sempre
PAOLO RUMIZ - La Repubblica 26 ottobre 2008
PRATO CARNICO
Scendevano a piedi nella neve dalle frazioni più lontane, con l´abbecedario e la legna da ardere per la classe. Arrivavano magari a digiuno, morti di fame, ma con la legna sempre. Al tempo della miseria la valle aiutava la scuola; per la scuola combatteva il fascismo e le curie oscurantiste rivendicando il diritto alla cultura. Stava lontano da Dio e dagli uomini, nelle ultime Dolomiti friulane, ma già un secolo fa era la più alfabetizzata delle Alpi, con l´ottanta per cento che sapeva leggere, scrivere e far di conto. Un posto che ha ben seminato, e oggi vanta una percentuale di laureati tra le più alte d´Italia. Val Pesarina è il suo nome, e per capire bisogna andarci. È Carnia profonda, ma sembra Svizzera. Prati sfalciati, casette linde con tetti a spiovente ripido e un ticchettio di orologi a pendolo che esce da secoli di raffinata artigianeria. Una storia da leggenda. Nell´Ottocento i boscaioli-orologiai leggevano I miserabili di Victor Hugo e riempivano le case di libri, nel Novecento gli emigranti tornavano dal mondo pieni di idee di libertà. Non mollarono mai, né con Mussolini né poi. Dopo la Resistenza furono isola socialista nel cuore del Friuli parrocchiale. Negli anni Settanta, per combattere l´isolamento, costruirono la prima elementare a tempo pieno d´Italia, accorpando classi elementari in una rete-modello.
E oggi? Fine della storia, si chiude baracca. La democrazia azzera ciò che nemmeno il fascismo riuscì a distruggere: l´autonomia dei territori. Il nuovo verbo è accorpare, omologare, centralizzare. Secondo il governo di questo Paese le piccole scuole di periferia devono traslocare perché costano troppo e, poiché metà della provincia italiana è fatta di montagne, dovrà scendere a valle la montagna, e con essa l´elementare "Aulo Magrini" della Val Pesarina, ex Casa della gioventù littoria di Prato Carnico, ventitré allievi divisi in due pluri-classi, ultimo presidio culturale rimasto di una magnifica comunità che ebbe dalla Repubblica di Venezia e dall´Impero asburgico specialissime autonomie. Ma Prato Carnico e la sua valle - con la sua storia e i suoi paesi, più autentici di qualsiasi zuccheroso borgo sudtirolese - altro non è che il segno della sconfitta della montagna italiana in generale. Una montagna che è stata più ricca, evoluta e alfabetizzata della pianura, e oggi non conta più nulla, nonostante l´emergenza idrogeologica del Paese. Alla faccia del federalismo.
Li abbiamo incontrati nel loro mondo semplice di pennaiuoli, abbecedari e tabelline, i ragazzi dell´ultima valle, in una sfolgorante giornata d´autunno. Eccoli: i più piccoli hanno appena finito lezione di matematica e stanno costruendo una diga con terra e acqua. Altri giocano al "cacciatore e la volpe" nel campetto sul lato della cucina. Ragazzi puliti, svegli, lontanissimi dai bambini stressati della metropoli, si inseguono a perdifiato, ruzzolano a terra, si spolverano i pantaloni sulle ginocchia e riprendono a correre. «Sai da cosa distingui i ragazzi di campagna e di città?», chiede la maestra Elsa Martin, nata e cresciuta in questa valle. «Li distingui da come sanno cadere. Questi rotolano, vanno giù morbidi anche sul cemento. Quelli di città sono pieni di lividi perché non mettono nemmeno le mani avanti, usano le dita solo per i videogiochi? È il segno che non esplorano, sono saturi di tv e impediti a crescere liberi da un parentado vecchio e iperprotettivo».
L´Italia ha perso l´uso delle mani. Te ne accorgi qui, dove i bambini sono affamati di manualità e la sera tornano a casa sporchi di fango.Le malghe sui prati alti, sopra il bosco. L´incendio giallo dei larici e il rosa delle dolomie sul lato di una montagna incantata chiamata Clap Grande. In quota le marmotte pronte al letargo e, sui boschi oltre Pesariis, i cervi nella stagione degli amori. Di notte li senti, sopra la chiesa; lanciano richiami cavernosi che mettono i brividi. I ragazzi della scuola conoscono bene la geografia di questo mondo perché arrivano ogni giorno dalle frazioni più disperse. Posti dove i cognomi finiscono per consonante - Rupil, Martinis, Puntil - e i paesi portano nomi antichi come Osais, Truja, Avausa, Pieria, o la misteriosa Pradumbli. Sulle erbe di montagna - in friulano locale "jerbas di cjanal" - i ragazzi e gli insegnanti hanno fatto un lavoro a tappeto: hanno raccolto piante, ricette, proverbi dei nonni, testimonianze dei più vecchi, testi di botanica, parole locali quasi dimenticate. Risultato: oggi in Pesarina sono i bambini che insegnano agli adulti la flora alpestre, e non il contrario. Sono loro a spiegarti che la "lenga di vacja", o salvia selvatica, va infarinata e fritta con lo strutto.
Nei vent´anni che è stata qui, Adele Nardelli, laziale, ex direttrice didattica della zona con base a Ovaro, in Val Degano, ha assistito a una vera e propria «falcidia demografica». Culle vuote, con anni segnati da due o addirittura una sola nascita. Cosa logica, si è subito cominciato a parlare di accorpamenti. «Se si è troppo pochi - ammette l´insegnante - in classe ci si annoia, mancano stimoli esterni, cade la competizione positiva fra i ragazzi». Ma è anche vero che se si accorpa con provvedimenti calati dall´alto, «si sradicano i ragazzi dal loro ambiente». Conclusione: serve una via di mezzo sperimentale che tenga conto di novità come la teledidattica oppure il pendolarismo con altre scuole su alcuni moduli di insegnamento. L´attuale direttore Riccardo Carrera conferma: in posti così la scuola «fa comunità» ed è, in assenza d´altro, l´unico fattore di attività esterne. Se finisce, si rompe una diga. Una scuola che chiude è come una campana che rintocca e ti dice che è tempo di far fagotto per sempre.
Qui lo sanno bene. La storia è cominciata vent´anni fa, con l´apertura dei primi supermercati giù in pianura. Lentamente, l´economia periferica ha perso forza perché l´apparato politico e burocratico pendeva per la grande distribuzione. Così in montagna hanno chiuso i bar, poi le panetterie, le farmacie, le latterie sociali e le sezioni dei partiti. Alla fine anche i preti se ne sono andati perché la curia aveva cominciato, con la stessa logica, ad accorpare le parrocchie. È stato peggio, molto peggio dell´emigrazione. In pochi anni i paesi si sono trovati senza punti d´incontro, i giovani se ne sono andati ed è cresciuta la rabbia contro la politica. Una rabbia irreversibile, la stessa che ha generato la Lega Nord nella sua fase iniziale, rivoluzionaria, secessionista e anticlericale. In quarant´anni le scuole elementari della valle sono passate da cinque a una. Ma la scuola non è che l´ultimo sintomo di una peste silenziosa che desertifica la montagna per trasformarla in serbatoio idrico delle metropoli, parco a tema per gitanti domenicali o spazio di transito per superstrade e ferrovie veloci.
«Se muore la scuola, muore la comunità», taglia corto Niccolina Miccoli, insegnante elementare in pensione e indomita partigiana del tempo pieno negli anni in cui prese piede in Italia. Ha un´idea chiara di cosa significherebbe il trasloco nella sezione maggiore di Ovaro. «La gente direbbe: bisogna spostarsi sei chilometri più a valle, ma perché devo andarci se anche lì fatalmente la scuola comincerà a far acqua? Tanto vale portare i bambini fino in pianura. Ma allora, a questo punto, mi conviene traslocare anche a me». A Roma non hanno la minima idea dell´effetto-valanga che un provvedimento del genere avrebbe sulla presenza dei comuni in campo sociale. «Qui in Pesarina la mensa della scuola elementare cucina anche i pasti a domicilio per gli anziani non autosufficienti», ricorda Erica Gonano, giovane e brava assessore alla cultura del Comune di Prato Carnico. «Se chiude la scuola, finisce anche quel servizio che finora abbiamo svolto a costo quasi zero. Ma vaglielo a spiegare a Roma».
Una volta lo Stato c´era. Eccome se c´era, racconta la Miccoli. Per risolvere l´isolamento di alcune scuole si facevano assemblee cui partecipava tutta la popolazione, il sindaco, il provveditore agli studi, il parroco; la gente non se ne stava chiusa in casa a guardare la tv. «Per tenere alto il livello culturale della valle, bloccare l´analfabetismo di ritorno e monitorare il territorio a partire dalla scuola, fu inventato il Csep, centro sociale di educazione permanente, aperto a tutti, adulti e anziani compresi. Per due lire in più furono gli stessi insegnanti a fare il lavoro, che ebbe costo zero ma risultati straordinari? Qui abbiamo lavorato duro per decenni, senza mai guardare l´orologio, non posso accettare che mi vengano a dire che noi, proprio noi siamo diventati un costo. E soprattutto non posso più assistere allo scempio che ogni nuovo ministro fa appena va al potere, come se tutti i suoi predecessori fossero degli imbecilli».
Qua la scuola ce l´hanno nel dna. Già nel Settecento la gente pagava per avere un maestro. Alla fine dell´Ottocento la Carnia aveva, in percentuale, il record di scuole femminili del Regno. Le case di frazioni come Pradumbli sono vere e proprie biblioteche che, se l´Italia fosse un Paese normale, andrebbero dichiarate patrimonio sotto tutela. Su uno degli orologi meccanici che la Solari - la famosa ditta nata in valle che ha automatizzato i tabelloni orari negli aeroporti di mezzo mondo - ha piazzato nelle strade di Pesariis, il quadrante è diviso in tre parti: otto ore per il lavoro, otto per il sonno e otto per lo studio. Giulio Magrini, ex politico, ex socialista e figlio dell´Aulo cui è dedicata la scuola di Prato Carnico, ricorda che nel 1944, in piena resistenza, la zona libera della Carnia lavorò per rimettere in piedi la scuola e in assenza di testi che non fossero fascisti, adottò il libro Cuore per decreto della giunta di Ampezzo.
Dolores Martin ha novantuno anni ma una memoria di ferro e mi scruta con occhi che passano continuamente dalla tristezza a un´ironia allegra. Sua madre e suo marito furono insegnanti elementari della valle, e nelle sue parole c´è un secolo di storia. «Quanta fame c´era. Le classi erano piene di affamati. Prima di interrogare un bambino la mamma chiedeva sempre: hai fatto colazione oggi?». I ragazzi venivano a piedi da lontano, da frazioni come Tuja o Sostasio, con la legna per scaldare la classe. Tutti sapevano che la scuola era importante. Poi i ragazzi divennero soldati e partirono per la guerra, e Dolores, che lavorava all´ufficio postale, vedeva l´ansia delle madri in attesa di una lettera. La Russia fu tremenda, non tornarono in diciassette. «Mio marito fu maestro per quarant´anni, e si aspettava come tutti la medaglia d´oro dello Stato. Ma lo Stato ci disse che non ci sarebbe stata medaglia, perché in quei quarant´anni erano stati computati la guerra e la prigionia. Ce lo scrissero per lettera, con tassa a carico del destinatario».
PAOLO RUMIZ - La Repubblica 26 ottobre 2008
PRATO CARNICO
Scendevano a piedi nella neve dalle frazioni più lontane, con l´abbecedario e la legna da ardere per la classe. Arrivavano magari a digiuno, morti di fame, ma con la legna sempre. Al tempo della miseria la valle aiutava la scuola; per la scuola combatteva il fascismo e le curie oscurantiste rivendicando il diritto alla cultura. Stava lontano da Dio e dagli uomini, nelle ultime Dolomiti friulane, ma già un secolo fa era la più alfabetizzata delle Alpi, con l´ottanta per cento che sapeva leggere, scrivere e far di conto. Un posto che ha ben seminato, e oggi vanta una percentuale di laureati tra le più alte d´Italia. Val Pesarina è il suo nome, e per capire bisogna andarci. È Carnia profonda, ma sembra Svizzera. Prati sfalciati, casette linde con tetti a spiovente ripido e un ticchettio di orologi a pendolo che esce da secoli di raffinata artigianeria. Una storia da leggenda. Nell´Ottocento i boscaioli-orologiai leggevano I miserabili di Victor Hugo e riempivano le case di libri, nel Novecento gli emigranti tornavano dal mondo pieni di idee di libertà. Non mollarono mai, né con Mussolini né poi. Dopo la Resistenza furono isola socialista nel cuore del Friuli parrocchiale. Negli anni Settanta, per combattere l´isolamento, costruirono la prima elementare a tempo pieno d´Italia, accorpando classi elementari in una rete-modello.
E oggi? Fine della storia, si chiude baracca. La democrazia azzera ciò che nemmeno il fascismo riuscì a distruggere: l´autonomia dei territori. Il nuovo verbo è accorpare, omologare, centralizzare. Secondo il governo di questo Paese le piccole scuole di periferia devono traslocare perché costano troppo e, poiché metà della provincia italiana è fatta di montagne, dovrà scendere a valle la montagna, e con essa l´elementare "Aulo Magrini" della Val Pesarina, ex Casa della gioventù littoria di Prato Carnico, ventitré allievi divisi in due pluri-classi, ultimo presidio culturale rimasto di una magnifica comunità che ebbe dalla Repubblica di Venezia e dall´Impero asburgico specialissime autonomie. Ma Prato Carnico e la sua valle - con la sua storia e i suoi paesi, più autentici di qualsiasi zuccheroso borgo sudtirolese - altro non è che il segno della sconfitta della montagna italiana in generale. Una montagna che è stata più ricca, evoluta e alfabetizzata della pianura, e oggi non conta più nulla, nonostante l´emergenza idrogeologica del Paese. Alla faccia del federalismo.
Li abbiamo incontrati nel loro mondo semplice di pennaiuoli, abbecedari e tabelline, i ragazzi dell´ultima valle, in una sfolgorante giornata d´autunno. Eccoli: i più piccoli hanno appena finito lezione di matematica e stanno costruendo una diga con terra e acqua. Altri giocano al "cacciatore e la volpe" nel campetto sul lato della cucina. Ragazzi puliti, svegli, lontanissimi dai bambini stressati della metropoli, si inseguono a perdifiato, ruzzolano a terra, si spolverano i pantaloni sulle ginocchia e riprendono a correre. «Sai da cosa distingui i ragazzi di campagna e di città?», chiede la maestra Elsa Martin, nata e cresciuta in questa valle. «Li distingui da come sanno cadere. Questi rotolano, vanno giù morbidi anche sul cemento. Quelli di città sono pieni di lividi perché non mettono nemmeno le mani avanti, usano le dita solo per i videogiochi? È il segno che non esplorano, sono saturi di tv e impediti a crescere liberi da un parentado vecchio e iperprotettivo».
L´Italia ha perso l´uso delle mani. Te ne accorgi qui, dove i bambini sono affamati di manualità e la sera tornano a casa sporchi di fango.Le malghe sui prati alti, sopra il bosco. L´incendio giallo dei larici e il rosa delle dolomie sul lato di una montagna incantata chiamata Clap Grande. In quota le marmotte pronte al letargo e, sui boschi oltre Pesariis, i cervi nella stagione degli amori. Di notte li senti, sopra la chiesa; lanciano richiami cavernosi che mettono i brividi. I ragazzi della scuola conoscono bene la geografia di questo mondo perché arrivano ogni giorno dalle frazioni più disperse. Posti dove i cognomi finiscono per consonante - Rupil, Martinis, Puntil - e i paesi portano nomi antichi come Osais, Truja, Avausa, Pieria, o la misteriosa Pradumbli. Sulle erbe di montagna - in friulano locale "jerbas di cjanal" - i ragazzi e gli insegnanti hanno fatto un lavoro a tappeto: hanno raccolto piante, ricette, proverbi dei nonni, testimonianze dei più vecchi, testi di botanica, parole locali quasi dimenticate. Risultato: oggi in Pesarina sono i bambini che insegnano agli adulti la flora alpestre, e non il contrario. Sono loro a spiegarti che la "lenga di vacja", o salvia selvatica, va infarinata e fritta con lo strutto.
Nei vent´anni che è stata qui, Adele Nardelli, laziale, ex direttrice didattica della zona con base a Ovaro, in Val Degano, ha assistito a una vera e propria «falcidia demografica». Culle vuote, con anni segnati da due o addirittura una sola nascita. Cosa logica, si è subito cominciato a parlare di accorpamenti. «Se si è troppo pochi - ammette l´insegnante - in classe ci si annoia, mancano stimoli esterni, cade la competizione positiva fra i ragazzi». Ma è anche vero che se si accorpa con provvedimenti calati dall´alto, «si sradicano i ragazzi dal loro ambiente». Conclusione: serve una via di mezzo sperimentale che tenga conto di novità come la teledidattica oppure il pendolarismo con altre scuole su alcuni moduli di insegnamento. L´attuale direttore Riccardo Carrera conferma: in posti così la scuola «fa comunità» ed è, in assenza d´altro, l´unico fattore di attività esterne. Se finisce, si rompe una diga. Una scuola che chiude è come una campana che rintocca e ti dice che è tempo di far fagotto per sempre.
Qui lo sanno bene. La storia è cominciata vent´anni fa, con l´apertura dei primi supermercati giù in pianura. Lentamente, l´economia periferica ha perso forza perché l´apparato politico e burocratico pendeva per la grande distribuzione. Così in montagna hanno chiuso i bar, poi le panetterie, le farmacie, le latterie sociali e le sezioni dei partiti. Alla fine anche i preti se ne sono andati perché la curia aveva cominciato, con la stessa logica, ad accorpare le parrocchie. È stato peggio, molto peggio dell´emigrazione. In pochi anni i paesi si sono trovati senza punti d´incontro, i giovani se ne sono andati ed è cresciuta la rabbia contro la politica. Una rabbia irreversibile, la stessa che ha generato la Lega Nord nella sua fase iniziale, rivoluzionaria, secessionista e anticlericale. In quarant´anni le scuole elementari della valle sono passate da cinque a una. Ma la scuola non è che l´ultimo sintomo di una peste silenziosa che desertifica la montagna per trasformarla in serbatoio idrico delle metropoli, parco a tema per gitanti domenicali o spazio di transito per superstrade e ferrovie veloci.
«Se muore la scuola, muore la comunità», taglia corto Niccolina Miccoli, insegnante elementare in pensione e indomita partigiana del tempo pieno negli anni in cui prese piede in Italia. Ha un´idea chiara di cosa significherebbe il trasloco nella sezione maggiore di Ovaro. «La gente direbbe: bisogna spostarsi sei chilometri più a valle, ma perché devo andarci se anche lì fatalmente la scuola comincerà a far acqua? Tanto vale portare i bambini fino in pianura. Ma allora, a questo punto, mi conviene traslocare anche a me». A Roma non hanno la minima idea dell´effetto-valanga che un provvedimento del genere avrebbe sulla presenza dei comuni in campo sociale. «Qui in Pesarina la mensa della scuola elementare cucina anche i pasti a domicilio per gli anziani non autosufficienti», ricorda Erica Gonano, giovane e brava assessore alla cultura del Comune di Prato Carnico. «Se chiude la scuola, finisce anche quel servizio che finora abbiamo svolto a costo quasi zero. Ma vaglielo a spiegare a Roma».
Una volta lo Stato c´era. Eccome se c´era, racconta la Miccoli. Per risolvere l´isolamento di alcune scuole si facevano assemblee cui partecipava tutta la popolazione, il sindaco, il provveditore agli studi, il parroco; la gente non se ne stava chiusa in casa a guardare la tv. «Per tenere alto il livello culturale della valle, bloccare l´analfabetismo di ritorno e monitorare il territorio a partire dalla scuola, fu inventato il Csep, centro sociale di educazione permanente, aperto a tutti, adulti e anziani compresi. Per due lire in più furono gli stessi insegnanti a fare il lavoro, che ebbe costo zero ma risultati straordinari? Qui abbiamo lavorato duro per decenni, senza mai guardare l´orologio, non posso accettare che mi vengano a dire che noi, proprio noi siamo diventati un costo. E soprattutto non posso più assistere allo scempio che ogni nuovo ministro fa appena va al potere, come se tutti i suoi predecessori fossero degli imbecilli».
Qua la scuola ce l´hanno nel dna. Già nel Settecento la gente pagava per avere un maestro. Alla fine dell´Ottocento la Carnia aveva, in percentuale, il record di scuole femminili del Regno. Le case di frazioni come Pradumbli sono vere e proprie biblioteche che, se l´Italia fosse un Paese normale, andrebbero dichiarate patrimonio sotto tutela. Su uno degli orologi meccanici che la Solari - la famosa ditta nata in valle che ha automatizzato i tabelloni orari negli aeroporti di mezzo mondo - ha piazzato nelle strade di Pesariis, il quadrante è diviso in tre parti: otto ore per il lavoro, otto per il sonno e otto per lo studio. Giulio Magrini, ex politico, ex socialista e figlio dell´Aulo cui è dedicata la scuola di Prato Carnico, ricorda che nel 1944, in piena resistenza, la zona libera della Carnia lavorò per rimettere in piedi la scuola e in assenza di testi che non fossero fascisti, adottò il libro Cuore per decreto della giunta di Ampezzo.
Dolores Martin ha novantuno anni ma una memoria di ferro e mi scruta con occhi che passano continuamente dalla tristezza a un´ironia allegra. Sua madre e suo marito furono insegnanti elementari della valle, e nelle sue parole c´è un secolo di storia. «Quanta fame c´era. Le classi erano piene di affamati. Prima di interrogare un bambino la mamma chiedeva sempre: hai fatto colazione oggi?». I ragazzi venivano a piedi da lontano, da frazioni come Tuja o Sostasio, con la legna per scaldare la classe. Tutti sapevano che la scuola era importante. Poi i ragazzi divennero soldati e partirono per la guerra, e Dolores, che lavorava all´ufficio postale, vedeva l´ansia delle madri in attesa di una lettera. La Russia fu tremenda, non tornarono in diciassette. «Mio marito fu maestro per quarant´anni, e si aspettava come tutti la medaglia d´oro dello Stato. Ma lo Stato ci disse che non ci sarebbe stata medaglia, perché in quei quarant´anni erano stati computati la guerra e la prigionia. Ce lo scrissero per lettera, con tassa a carico del destinatario».
venerdì 24 ottobre 2008
Mal di scuola
Per la scuola italiana sono anni difficili. Se si prende in esame soltanto l'ultimo periodo, ci si accorge di quanto ne si è letto sulle pagine sbagliate, quelle di cronaca (con una progressiva e allarmante deriva verso la "nera"). Le sfide aumentano e la scuola sembra perderle tutte, smarrendo insieme la propria credibilità e il poco che resta del prestigio istituzionale che dovrebbe contraddistinguerla. Gli insegnanti, identificati come gli artefici e le vittime di questo fallimento, sono impegnati a destreggiarsi tra studenti sempre più difficili da capire e coinvolgere, obblighi ministeriali spesso poco comprensibili e genitori a volte ostili. È attraverso i loro occhi e le loro storie, dense di speranze, delusioni, aspettative e frustrazioni, che Marco Imarisio, spostandosi di città in città, scuola dopo scuola, docente dopo docente, dipinge il quadro critico del sistema scolastico, e dell'Italia, di oggi.
La scuola con la q.... di Michele Serra
Nella scuola di domani un efficace sistema di bocciature a raffica che decimerà le scolaresche e il personale aumenterà a dismisura. Per risparmiare gli alunni si porteranno banco e sedia da casaSi va delineando anche nei dettagli la riforma della scuola. Le ristrettezze dell'economia pubblica e i nuovi indirizzi pedagogici del ministro Gelmini vanno nella stessa direzione: oltre alla maestra unica, che seguirà gli studenti fino alla laurea, verranno introdotti in ogni istituto anche l'aula unica e l'alunno unico, attraverso un efficace sistema di bocciature a raffica che decimerà le scolaresche e aumenterà a dismisura la forza lavoro disponibile. Ma vediamo punto per punto i capitoli fondamentali della riforma.
Maestra unica Per rendere più chiaro e credibile il ritorno alla pedagogia tradizionale, la maestra unica dovrà avere la crocchia ed essere preferibilmente bassa e grassa con il vestito a fiorellini, come le care vecchie maestre di una volta. Anche ove la maestra unica dovesse essere di sesso maschile, il vestito a fiorellini e la crocchia sono obbligatori. Insegnerà tutte le materie con l'ausilio dello strumento educativo che tanto ha dato alle generazioni passate, la bacchetta. Con la quale indicare alla lavagna la corretta grafia di 'taccuino' e 'soqquadro' e colpire con energia l'alunno somaro. Il cappello da somaro, per adeguarsi ai mutamenti sociali, sarà di Hugo Boss, che ha vinto il concorso tra gli stilisti presentando un modello con le orecchie forate per ospitare le cuffiette stereo e gli orecchini.
Grembiule Il grembiule sarà a vita bassa, da indossare rimboccato sul culo e con le mutande firmate ben visibili, perché sia chiaro che il ritorno ai sani costumi di una volta non deve penalizzare l'economia nazionale. Azzurro per i maschietti, nero per le femminucce, dovrà essere indossato fino al giorno della tesi, con il fiocco bene annodato e il cestino della merenda sempre a portata di mano. Anche le università dovranno dotarsi di un'altalena in cortile per la ricreazione.
Pedagogia Finalmente si torna ai metodi tradizionali. La bella calligrafia sarà la materia più importante, il pennino e il calamaio torneranno a fare bella mostra di sé sui banchi, le macchie di inchiostro che terrorizzarono generazioni di italiani torneranno a terrorizzare le nuove leve. Durante le simulazioni al ministero, alcuni alunni hanno usato il pennino per tatuarsi, altri hanno bevuto l'inchiostro, altri ancora sono morti dissanguati nel tentativo di pulire il pennino dall'involto di morchia e carta fradicia che lo avvolgeva dopo pochi secondi. Già nel 1924, un gruppo di traumatologi e di psicologi aveva chiesto la messa al bando del pennino, equiparato a una piccola alabarda e usato con destrezza solo dai figli delle guardie svizzere. Ma il ministro Gelmini sostiene che l'esperienza del pennino fortifica, ed è risoluta ad adottarlo insieme al sussidiario con le poesie di Angiolo Silvio Novaro.
Didattica Tra le letture per le scuole elementari, tornano le amate figure sociali di una volta. Tra i titoli, 'Il solerte mugnaio', 'La lavandaia canterina', 'Arriva l'arrotino!' e 'Il campanaro del mio paesello', tutti ristampati. Di nuova fattura 'Il precario felice', 'Il pilota licenziato', 'La velina rispettosa' e 'Impariamo a fare le aste su Internet'. Materiale scolastico Dovrà essere sempre in ordine. Quest'anno, a causa della stretta economica, oltre a riga, righello, squadra, gomma, temperamatite, quaderni, libri, diario, gli alunni dovranno portarsi da casa anche il banco e la sedia.
Disciplina Torna la figura del capoclasse, che secondo i canoni già collaudati sarà uno stronzetto o una stronzetta, dall'aria saputella, incaricato di segnare alla lavagna i fannulloni. I bimbi poveri potranno essere nuovamente assistiti dal Patronato Scolastico, con le stesse modalità già note nei felici anni Cinquanta e Sessanta: i bambini ricchi daranno alla maestra qualche monetina da destinare ai compagni più sfortunati. La maestra cercherà di scappare con il gruzzolo per comperarsi finalmente qualcosa da mangiare e, se possibile, un nuovo vestito a fiorellini.
da l'espresso web
Maestra unica Per rendere più chiaro e credibile il ritorno alla pedagogia tradizionale, la maestra unica dovrà avere la crocchia ed essere preferibilmente bassa e grassa con il vestito a fiorellini, come le care vecchie maestre di una volta. Anche ove la maestra unica dovesse essere di sesso maschile, il vestito a fiorellini e la crocchia sono obbligatori. Insegnerà tutte le materie con l'ausilio dello strumento educativo che tanto ha dato alle generazioni passate, la bacchetta. Con la quale indicare alla lavagna la corretta grafia di 'taccuino' e 'soqquadro' e colpire con energia l'alunno somaro. Il cappello da somaro, per adeguarsi ai mutamenti sociali, sarà di Hugo Boss, che ha vinto il concorso tra gli stilisti presentando un modello con le orecchie forate per ospitare le cuffiette stereo e gli orecchini.
Grembiule Il grembiule sarà a vita bassa, da indossare rimboccato sul culo e con le mutande firmate ben visibili, perché sia chiaro che il ritorno ai sani costumi di una volta non deve penalizzare l'economia nazionale. Azzurro per i maschietti, nero per le femminucce, dovrà essere indossato fino al giorno della tesi, con il fiocco bene annodato e il cestino della merenda sempre a portata di mano. Anche le università dovranno dotarsi di un'altalena in cortile per la ricreazione.
Pedagogia Finalmente si torna ai metodi tradizionali. La bella calligrafia sarà la materia più importante, il pennino e il calamaio torneranno a fare bella mostra di sé sui banchi, le macchie di inchiostro che terrorizzarono generazioni di italiani torneranno a terrorizzare le nuove leve. Durante le simulazioni al ministero, alcuni alunni hanno usato il pennino per tatuarsi, altri hanno bevuto l'inchiostro, altri ancora sono morti dissanguati nel tentativo di pulire il pennino dall'involto di morchia e carta fradicia che lo avvolgeva dopo pochi secondi. Già nel 1924, un gruppo di traumatologi e di psicologi aveva chiesto la messa al bando del pennino, equiparato a una piccola alabarda e usato con destrezza solo dai figli delle guardie svizzere. Ma il ministro Gelmini sostiene che l'esperienza del pennino fortifica, ed è risoluta ad adottarlo insieme al sussidiario con le poesie di Angiolo Silvio Novaro.
Didattica Tra le letture per le scuole elementari, tornano le amate figure sociali di una volta. Tra i titoli, 'Il solerte mugnaio', 'La lavandaia canterina', 'Arriva l'arrotino!' e 'Il campanaro del mio paesello', tutti ristampati. Di nuova fattura 'Il precario felice', 'Il pilota licenziato', 'La velina rispettosa' e 'Impariamo a fare le aste su Internet'. Materiale scolastico Dovrà essere sempre in ordine. Quest'anno, a causa della stretta economica, oltre a riga, righello, squadra, gomma, temperamatite, quaderni, libri, diario, gli alunni dovranno portarsi da casa anche il banco e la sedia.
Disciplina Torna la figura del capoclasse, che secondo i canoni già collaudati sarà uno stronzetto o una stronzetta, dall'aria saputella, incaricato di segnare alla lavagna i fannulloni. I bimbi poveri potranno essere nuovamente assistiti dal Patronato Scolastico, con le stesse modalità già note nei felici anni Cinquanta e Sessanta: i bambini ricchi daranno alla maestra qualche monetina da destinare ai compagni più sfortunati. La maestra cercherà di scappare con il gruzzolo per comperarsi finalmente qualcosa da mangiare e, se possibile, un nuovo vestito a fiorellini.
da l'espresso web
PROGRAMMA DELLA LISTA DEI GENITORI DELLA SCUOLA MEDIA “CANTORE” DI GEMONA DEL FRIULI:
Rinnovo del consiglio d'istituto
I genitori candidati nella lista “Mi interessa – I care”, credono nell'importanza che riveste la scuola nella nostra società, perché investire nella scuola significa investire nel futuro dei nostri figli.
La scuola è luogo di crescita, di formazione, di acquisizione di valori fondamentali per la convivenza civile, oltre che di crescita intellettuale. Per valori fondamentali intendiamo il rispetto per la propria persona, per gli altri e per l'ambiente, la tolleranza e la solidarietà. Sono valori che contribuiscono alla crescita di una personalità equilibrata e matura, permettendo ai nostri figli di vivere con serenità la loro fanciullezza e di affrontare con maggiore tranquillità le insidie che potranno incontrare sulla loro strada.
E' necessario che i nostri figli crescano aperti e sensibili all'integrazione europea perchè saranno loro i primi veri cittadini d'Europa. In una società che si sta trasformando sempre più in multietnica, il rispetto per gli altri abbraccia anche colui che appartiene a una cultura diversa, o a colui che, per svariati motivi, è svantaggiato rispetto agli altri.
Ogni figlio non è un "mondo a sé", ma ha alle spalle una famiglia e un contesto culturale e affettivo; più la scuola e la famiglia interagiscono, migliori saranno i risultati educativi. Corpo insegnante e genitori, tutti abbiamo come obiettivo primario la crescita armoniosa e serena dei ragazzi, che sono il centro e il soggetto di tutto il processo di formazione. Come genitori, abbiamo stipulato con la scuola un patto di corresponsabilità perché riteniamo che tutti debbano fare la propria parte in un sistema di regole condiviso. Tra i genitori esistono certamente potenzialità di cooperazione e competenze preziose per la scuola.Ecco perché il motto della nostra lista è “MI INTERESSA – I CARE”.
Noi ci impegniamo a rappresentare i genitori, a raccogliere ogni suggerimento e proposta, a coinvolgere maggiormente i genitori nella ricerca delle soluzioni ai problemi della scuola.
Noi genitori seguiremo con attenzione i cambiamenti che la scuola sta vivendo, con una costante informazione alle famiglie, attraverso riunioni periodiche, mediante il sito internet della scuola (http://nuke.scuolasecondariacantore.it/Scuole/tabid/64/Default.aspx) ed il nostro specifico blog (http://genitoriascuola.blogspot.com/).
Ci impegniamo a sostenere iniziative per gli studenti (uscite, spettacoli, laboratori, attività espressive ...) nell'ambito delle opportunità che l'istituzione scolastica propone e secondo i progetti scolastici e gli indirizzi del Piano del’Offerta Formativa.
Ci impegniamo a proporre momenti d'incontro a scuola anche per noi adulti, per parlare dell'educazione dei figli, dei problemi di crescita e di apprendimento, utilizzando tutte le possibilità che la scuola e gli enti locali ci offrono in termini di spazi e risorse.
Ci impegniamo ad indirizzare l'utilizzo delle risorse della scuola secondo criteri di razionalità, determinati non solo dalla preoccupazione del risparmio sulla spesa, ma dalla realizzazione di un servizio sempre più qualificato e centrato sullo studente.
Ci impegniamo a promuovere tutte le iniziative possibili perché la nostra scuola sia una scuola dignitosa nel suo interno (aule, servizi igienici, attrezzature, ecc.) e al suo esterno.
Intendiamo anche aiutare ad instaurare un rapporto di collaborazione con gli enti presenti sul territorio, in particolare con le locali Amministrazioni Comunali e con gli specifici servizi dell’A.S.S.,perché possano fornire adeguati servizi alla scuola; inoltre vogliamo coinvolgere le realtà educative ed associative del territorio che possono contribuire a migliorare l’offerta della scuola
Vegliamo infine favorire un processo di trasparenza della gestione della scuola anche mediante l’istituzione di processi di valutazione della qualità dell’offerta da parte di tutti i soggetti interessati (docenti, famiglie, studenti) con la tensione verso il miglioramento continuo.
sabato 13 settembre 2008
Da Mantova Pennac interviene nella «querelle» sulla scuola
Il bullismo, il ritorno al grembiule e il voto in condotta. Cosa ne pensa il professor Daniel Pennac delle proposte di riforma della scuola italiana di cui tanto si parla in questo periodo?
Ascolta!
http://podcast.feltrinelli.it/podcast-file/pennac_csmn_1.mp3
Ascolta!
http://podcast.feltrinelli.it/podcast-file/pennac_csmn_1.mp3
Progetto Ascolto
Sembra delinearsi la presenza di un circolo vizioso in cui:
- le famiglie appaiono demotivate perché percepiscono la scuola non interessata al loro contributo e, quindi, disertano le iniziative a cui sono chiamate a partecipare;
- la scuola considera le famiglie non interessate alle attività in cui sono coinvolte e continua a marginalizzarle rispetto ad attività a più “alto” profilo (es: programmazione didattica, predisposizione del POF, ecc.)
I dati sollecitano un’ampia riflessione circa la necessità di costruire un’effettiva alleanza educativa con i genitori, nel riconoscimento del reciproco ruolo e nella condivisione delle comuni finalità educative.
Il Blog dei Genitori della "Cantore" di Gemona
Questo è uno strumento di informazione, di confronto e di proposta dei genitori della scuola media Cantore di Gemona.
Partecipa e diffondi questo blog.
Partecipa e diffondi questo blog.
Impegniamoci in ogni luogo della società, per scuotere l'apatia, promuovere ideali, programmi e, perché no, utopie collettive. Tutto ciò non è affatto un pericolo ma, al contrario, è la linfa, la condizione necessaria della vita democratica.
Gustavo Zagrebelsky, Imparare democrazia,
Einaudi, Torino-Trento 2007, pagg.18.
Sandro Venturini
Gustavo Zagrebelsky, Imparare democrazia,
Einaudi, Torino-Trento 2007, pagg.18.
Sandro Venturini
Iscriviti a:
Post (Atom)