sabato 21 febbraio 2009

“Genitori in Regola”

Auditorium di Majano
Lunedì 02 marzo
Ore 20,15
Serata di formazione sul tema di Regole, Disciplina e Responsabilità

Docente: Dr. Roberto Gilardi, autore del libro, già Docente a.c. Università di Trieste, Esperto di Processi Formativi, Counsellor Professionista

“Se il tempo che una madre ha a disposizione, con un figlio unico, può dedicarlo in tutto e per tutto a questa nuova persona, nel momento in cui nasce il secondogenito si trova di fronte ad un cambiamento: il tempo e le energie non possono più essere risorsa “dedicata” ma vanno suddivise. Non è possibile seguire ed assecondare in tutto e per tutto il primo così come il secondo figlio: vanno posti dei limiti, vanno instaurate alcune regole di comportamento.

Questo è uno dei cambiamenti che in molti casi dà luogo a sentimenti di gelosia nel fratello maggiore, che sente “tolti” tempo e attenzione a sé, quasi una perdita.

Le regole diventano quindi una “necessità”, soprattutto in ambito sociale, quando si è in più di due. Anche se si parla in modo diffuso di “regole personali” (non a caso poi si dice che una persona ha una vita sregolata), il focus di questo libro saranno le regole sociali, quelle che si rendono necessarie, come già detto, per il solo fatto di vivere insieme, di condividere luoghi, spazi e cose.

La parola “necessità” ci pone di fronte al fattore motivazionale, non solo della costruzione e definizione delle regole, ma soprattutto del loro rispetto: “Ci vuole un motivo!”.


Da “Genitori in regola” Roberto Gilardi Ed. La Meridiana, 2008

La televisione informa quasi quotidianamente di notizie che riportano a problemi comportamentali e di disciplina. Inutile negare: il problema c’è, è conclamato, e non è riferito semplicemente agli atti di bullismo che più o meno in dettaglio vengono descritti.
La responsabilità di questa situazione non può essere “affibbiata” ad una sola causa o agenzia educativa. Ciò che avviene in genere, è il fenomeno della delega e della colpevolizzazione per ciò che “altri” non fanno. La scuola perciò in molti casi “accusa la famiglia” di essere la principale responsabile. La famiglia addita la scuola come luogo in cui si sono “persi i riferimenti di un tempo”. Gli psicologi in molti casi accusano famiglia e scuola di non adempiere in modo adeguato alla loro funzione educativa. E chi più ne ha, più ne metta.
Che queste reciproche accuse trovino o meno fondamenti di verità nei fatti, non è dato a sapersi. Sta di fatto che i “processi” e le attribuzioni di colpevolezza, in questo ambito, non servono a nessuno, tanto meno a risolvere o almeno affrontare la criticità.
Si tratta quindi di recuperare un pensiero condiviso, alcuni orientamenti solidi e parte del sistema sociale, uscendo dalla dinamica di contrapposizione e autoreferenzialità, nella quale ognuno pensa di detenere la verità. Costruire più che distruggere o ricercare imputati.
La serata vuole essere un momento di riflessione comune sull’argomento, fatta di orientamenti strutturati ed esemplificazioni concrete, un piccolo gesto per recuperare la credibilità del mondo adulto.

Perché partecipare?

La domanda non è casuale, e la risposta non è scontata. Così come “Ci vuole un motivo” per parlare di regole e soprattutto per rispettarle, ci vuole un motivo anche per partecipare ad una serata, ad un incontro proposto dalla Scuola, dal Comune, da una Biblioteca, da una Associazione.
Siamo ormai “bombardati” da proposte, pubblicità, iniziative che promettono, che offrono, che garantiscono. Scegliere non è semplice.
Soprattutto scegliere di sottrarre tempo alla propria vita personale o familiare. Il fenomeno del calo di partecipazione alle iniziative che la scuola organizza è evidente: rilevante alla Scuola dell’Infanzia, prossimo allo zero all’inizio delle Scuole Superiori.
Anche la motivazione dei figli nell’andare a Scuola, in molti casi, segue lo stesso percorso: alta, piena di entusiasmo, gioia e fermento all’ingresso dei primi anni, densa di fatica, noia, frustrazione negli ultimi.
Gli aspetti legati alla motivazione riguardano tutti, anche noi adulti. Anche la nostra motivazione nell’andare al lavoro, nell’eseguire i nostri “compiti” quotidiani è fatta di alti e bassi. Tutti incontriamo la fatica, la noia, il semplice fare le cose per “senso del dovere”. Perché partecipare dunque ?
Primo perché, in tema di problemi comportamentali, da soli non si va da nessuna parte, non se ne esce. Su fenomeni sociali, come bullismo o altro, l’intervento “deve” essere strutturato in termini sociali.
Secondo perché il confronto aiuta. Le persone più isolate, che debbono fare scelte e prendere decisioni sempre da sole, sono le più disorientate.
Terzo perché la serata non sarà affatto noiosa, si parlerà della nostra vita, della nostra vita di relazione con i figli o con gli alunni, delle nostre difficoltà e delle nostre speranze.
Quarto perchè ogni tanto, nella vita, si può anche sorridere. Non tutto è fatica.

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