Oggi è stata inaugurata presso la nostra scuola la mostra fotografica AUSCHWITZ - IL DOVERE DELLA MEMORIA. Parole intense e non di retorica sono state espresse del Dirigente Scolastico Prof. Madussi, della Vicesindaco del Comune di Gemona prof. Mariolina Patat, dell'autore delle foto sig. Antonio Gobetti di Tarcento e dal Presidente del Consiglio d'Istituto.
E' importante che i ragazzi capiscano che la libertà di cui godono è costata dolore e morte e che va conservata come bene preziosissimo e non scontato.
E' basilare che i ragazzi sappiano che è anche responsabilità di ciascuna e ciascuno di loro se i diritti umani, duramente conquistati, saranno o meno garantiti a tutti gli uomini.
E' fondamentale che i ragazzi assumano la consapevolezza che solo praticando i principi di uguaglianza, di rispetto del pluralismo delle idee e delle confessioni, di legalità, di solidarietà, incardinati nella nostra Costituzione, si può costruire un mondo migliore.
Un grazie alla scuola che accompagna lungo questa strada i nostri ragazzi.
“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali
e fui sollevato perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti
ed io non dissi niente perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me
e non c’era rimasto nessuno a protestare”.
Martin Niemöller - pastore anti-nazista-
sabato 24 gennaio 2009
lunedì 19 gennaio 2009
Per non dimenticare
Nell’ambito delle iniziative realizzate nel nostro istituto in occasione del Giorno della Memoria (27 gennaio 2009)
SABATO 24 GENNAIO ALLE ORE 10.00
verrà inaugurata presso l’atrio della scuola secondaria di 1° Gen A.Cantore ,via D’Aronco 1 la mostra fotografica denominata
verrà inaugurata presso l’atrio della scuola secondaria di 1° Gen A.Cantore ,via D’Aronco 1 la mostra fotografica denominata
AUSCHWITZ
IL DOVERE DELLA MEMORIA
IL DOVERE DELLA MEMORIA
il tarcentino Antonio Gobetti, ha testimoniato per immagini alcuni viaggi fatti negli anni 90 nel campo di sterminio polacco.
La mostra, il cui allestimento è stato curato da alcune classi terze dell’istituto, sarà liberamente visitabile dalle ore 9 alle ore 12.00 tutti i giorni (l lunedì sabato) da lun.26 gennaio a sabato 7 febbraio.
La mostra, il cui allestimento è stato curato da alcune classi terze dell’istituto, sarà liberamente visitabile dalle ore 9 alle ore 12.00 tutti i giorni (l lunedì sabato) da lun.26 gennaio a sabato 7 febbraio.
VENERDI 30 GENNAIO 2009
presso il rinnovato Cinema teatro Sociale di Gemona , a cura del CEC e della Cineteca del Friuli
le classi terze assisteranno alla proiezione del film
Il bambino con il pigiama a righe di Mark Herman
presso il rinnovato Cinema teatro Sociale di Gemona , a cura del CEC e della Cineteca del Friuli
le classi terze assisteranno alla proiezione del film
Il bambino con il pigiama a righe di Mark Herman
mercoledì 14 gennaio 2009
Il General Cantore, chi era costui?
Caduto il 20 luglio 1915 sulle Tofane nei pressi di Cortina d’Ampezzo colpito da una pallottola in piena fronte, Antonio Cantore fu il primo Generale italiano a perdere la vita nella grande guerra.
Le cronache ci raccontano di un uomo con un temperamento a volte crudele e inflessibile che certo non badava alle perdite umane pur di attuare i suoi piani di guerra. Fu proprio durante l’apprestamento di una di queste operazioni militari che perse la vita.
Era il Luglio del 1915 quando al gen. Cantore venne affidato il comando delle operazioni militari sul fronte dolomitico; in particolare egli si concentrò nelle zona cortinese delle Tofane ed elaborò un piano d’attacco alle postazioni Austriache posizionate sul Castelleto. Il suo piano prevedeva di impadronirsi della Forcella di Fontana Negra, che era in mano nemica, per poi piombare dall'alto sui soldati austriaci asserragliati sul Castelletto. Si trattava certamente di un'operazione spericolata, che lasciò perplessi, se non addirittura contrariati, molti ufficiali: gli austriaci erano infatti posizionati a circa 1800 m s.l.m., mentre gli italiani a soli 1300. Questi ultimi avrebbero quindi dovuto risalire per mezzo chilometro il versante orientale, costruendo trincee e gallerie nella viva roccia, il tutto sotto l'accanito fuoco delle prime rudimentali ma micidiali mitragliatrici nemiche. Il piano d'attacco, anche se avesse dato la vittoria a Cantore, avrebbe richiesto il sacrificio di centinaia e centinaia di vite umane.
Il 20 Luglio il Cantore si portò sul fronte delle Tofane e radunati i suoi uomini disse loro la frase sibillina: “Domani sarete tutti lassù”. Poi andò in avanscoperta ad ispezionare il teatro della battaglia; sportosi da una trincea per perlustrare con il binocolo la scena fu colpito a morte alla fronte da una pallottola.
La sua morte è ancora oggi avvolta nel mistero. La versione ufficiale lo vuole colpito dal cecchino nemico, ma l'inaspettata morte del generale Cantore suscitò immediatamente forti sospetti tra i ranghi dell'esercito regio e tra la popolazione ampezzana. L'uccisione era infatti avvenuta alla presenza di pochissimi testimoni, ed in molti avevano motivo di eliminare il comandante genovese. In particolare, ad alimentare le dicerie e le congetture popolari fu la misteriosa scomparsa del cappello che il generale era sempre solito portare, e che indossava anche nel momento della sua morte. Essendo stato colpito in fronte, il cappello avrebbe dovuto presentare sulla parte anteriore il foro del proiettile che freddò Cantore; tuttavia non poté essere effettuata alcuna indagine, poiché la berretta militare, trapassata dal proiettile e deposta sulla bara scomparve subito dopo il funerale del comandante. Solo a seguito del suo recente ritrovamento pubblico, (era custodita da un nipote del generale, ignaro delle varie ipotesi sulla morte del nonno) avvenuto negli anni '90, sono stati condotti degli studi approfonditi, e il responso è stato scioccante per molti: è risultato infatti che i proiettili in dotazione all'esercito austriaco nel corso del conflitto, 8,5 mm di calibro, sarebbero troppo grandi per il foro, mentre quelli italiani del medesimo periodo, 6,5 mm, combacerebbero perfettamente. Alcuni dubbi vengono dal fatto che il cappello, essendo di cuoio, possa essersi ristretto e irrigidito, deformando la reale sagoma del foro. Si dice leggendariamente che, durante il suo funerale, tenutosi il 22 luglio a Cortina, lo abbia pianto soltanto il suo cavallo bianco.
Dopo la sua morte l’operazione da lui progettata venne subito accantonata e ci volle più di un anno e centinaia di morti prima che la postazione austriaca cedesse.
Come siano andati realmente i fatti non ci sarà forse mai dato di sapere e probabilmente non conta nemmeno tanto, quello che invece deve farci pensare è se a oltre novant’anni dalla conclusione della prima guerra mondiale abbia ancora senso la titolazione di una scuola ad un generale, seppur eroe di guerra.
La scuola è il luogo per eccellenza di formazione dei nostri ragazzi, formazione non solo intellettuale ma anche alla convivenza civile e democratica. L’art. 11 della nostra costituzione è fin troppo chiaro sulla posizione che la nostra democrazia ha assunto rispetto alla risoluzione delle controversie internazionali; il termine ripudia non lascia margini, anche se come ben sappiamo non sempre siamo stati fedeli a questo dettato in modo risoluto
In ogni caso credo ci siamo molte persone che possano essere indicate a nostri figli come modelli da seguire e a cui intitolare la scuola media di Gemona.
Pensiamoci.
Le cronache ci raccontano di un uomo con un temperamento a volte crudele e inflessibile che certo non badava alle perdite umane pur di attuare i suoi piani di guerra. Fu proprio durante l’apprestamento di una di queste operazioni militari che perse la vita.
Era il Luglio del 1915 quando al gen. Cantore venne affidato il comando delle operazioni militari sul fronte dolomitico; in particolare egli si concentrò nelle zona cortinese delle Tofane ed elaborò un piano d’attacco alle postazioni Austriache posizionate sul Castelleto. Il suo piano prevedeva di impadronirsi della Forcella di Fontana Negra, che era in mano nemica, per poi piombare dall'alto sui soldati austriaci asserragliati sul Castelletto. Si trattava certamente di un'operazione spericolata, che lasciò perplessi, se non addirittura contrariati, molti ufficiali: gli austriaci erano infatti posizionati a circa 1800 m s.l.m., mentre gli italiani a soli 1300. Questi ultimi avrebbero quindi dovuto risalire per mezzo chilometro il versante orientale, costruendo trincee e gallerie nella viva roccia, il tutto sotto l'accanito fuoco delle prime rudimentali ma micidiali mitragliatrici nemiche. Il piano d'attacco, anche se avesse dato la vittoria a Cantore, avrebbe richiesto il sacrificio di centinaia e centinaia di vite umane.
Il 20 Luglio il Cantore si portò sul fronte delle Tofane e radunati i suoi uomini disse loro la frase sibillina: “Domani sarete tutti lassù”. Poi andò in avanscoperta ad ispezionare il teatro della battaglia; sportosi da una trincea per perlustrare con il binocolo la scena fu colpito a morte alla fronte da una pallottola.
La sua morte è ancora oggi avvolta nel mistero. La versione ufficiale lo vuole colpito dal cecchino nemico, ma l'inaspettata morte del generale Cantore suscitò immediatamente forti sospetti tra i ranghi dell'esercito regio e tra la popolazione ampezzana. L'uccisione era infatti avvenuta alla presenza di pochissimi testimoni, ed in molti avevano motivo di eliminare il comandante genovese. In particolare, ad alimentare le dicerie e le congetture popolari fu la misteriosa scomparsa del cappello che il generale era sempre solito portare, e che indossava anche nel momento della sua morte. Essendo stato colpito in fronte, il cappello avrebbe dovuto presentare sulla parte anteriore il foro del proiettile che freddò Cantore; tuttavia non poté essere effettuata alcuna indagine, poiché la berretta militare, trapassata dal proiettile e deposta sulla bara scomparve subito dopo il funerale del comandante. Solo a seguito del suo recente ritrovamento pubblico, (era custodita da un nipote del generale, ignaro delle varie ipotesi sulla morte del nonno) avvenuto negli anni '90, sono stati condotti degli studi approfonditi, e il responso è stato scioccante per molti: è risultato infatti che i proiettili in dotazione all'esercito austriaco nel corso del conflitto, 8,5 mm di calibro, sarebbero troppo grandi per il foro, mentre quelli italiani del medesimo periodo, 6,5 mm, combacerebbero perfettamente. Alcuni dubbi vengono dal fatto che il cappello, essendo di cuoio, possa essersi ristretto e irrigidito, deformando la reale sagoma del foro. Si dice leggendariamente che, durante il suo funerale, tenutosi il 22 luglio a Cortina, lo abbia pianto soltanto il suo cavallo bianco.
Dopo la sua morte l’operazione da lui progettata venne subito accantonata e ci volle più di un anno e centinaia di morti prima che la postazione austriaca cedesse.
Come siano andati realmente i fatti non ci sarà forse mai dato di sapere e probabilmente non conta nemmeno tanto, quello che invece deve farci pensare è se a oltre novant’anni dalla conclusione della prima guerra mondiale abbia ancora senso la titolazione di una scuola ad un generale, seppur eroe di guerra.
La scuola è il luogo per eccellenza di formazione dei nostri ragazzi, formazione non solo intellettuale ma anche alla convivenza civile e democratica. L’art. 11 della nostra costituzione è fin troppo chiaro sulla posizione che la nostra democrazia ha assunto rispetto alla risoluzione delle controversie internazionali; il termine ripudia non lascia margini, anche se come ben sappiamo non sempre siamo stati fedeli a questo dettato in modo risoluto
In ogni caso credo ci siamo molte persone che possano essere indicate a nostri figli come modelli da seguire e a cui intitolare la scuola media di Gemona.
Pensiamoci.
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